Io malata, e la moda

Grazie Luigina per avermi consentito di raccontare la tua storia

Sono malata da due anni. Ho il cancro all'intestino e da qualche mese anche al fegato e ai polmoni. Non mi abbatto. Combatto.
La chemioterapia sembra dare buona risposta ed io cerco di affrontare ogni giorno con il sorriso.
Oggi sono a spasso nella mia cittadina. Castelfranco ha i colori ammalianti, ti catturano. Bagliori evanescenti caratterizzano queste festività. Natale è il momento per brillare. Brillano le luci sugli abeti del parco. Brillano i pacchetti regalo. Brillano i miei occhi per questo magico incanto.
E poi non possono passare inosservate le vetrine addobbate a festa. E' la magia dell'inverno.
Mi fermo davanti ad un maglione blu elettrico che mi cattura. Non costa molto e decido di entrare.
Chiedo una taglia grande, che mi cada sui fianchi e non segni la vita. Devo nascondere il sacchetto.
La commessa sembra attratta dalla mia parrucca bionda, o forse è solo una mia idea. Quando ti mancano i capelli pensi che la gente fissi solo il tuo capo, che controlli sotto allo scalpo se di tuoi ne hai ancora qualcuno e che ti immagini già stesa sulla cassa da morto. Quasi quasi lo dico a quella commessa che prima della terapia mi tingevo i capelli di blu e nero.
Estraggo il cellulare dalla tasca nervosamente, forse per distogliere l'attenzione, e scatto una foto al maglione blu elettrico. La invio a Miriam, mia sorella. L'amore non è solo passeggiare al tramonto sulla spiaggia con il tuo uomo. L'amore è anche quello di una sorella che sa ampliare i codici estetici e le immagini del mondo con quelle di una sorella malata, io,  pazza per la moda quanto lei. Una sorella che sai ti risponderà immediatamente su whatsapp non appena le invierai un selfie con un maglione blu elettrico appena acquistato che finirà dritta sul suo profilo istangram very cool. Perchè lei dice che ho un'attitudine all'eleganza e una caleidoscopica ricerca stilistica ma io in fondo in fondo mi sento una punk kid di Malibu.
La moda per noi è sempre stata parte integrante della nostra vita. Mamma disegnava modelli da confezionare per tutto il quartiere. Eppure nessuna delle due è diventata stilista ma della moda siamo rimaste folgorate. Mia sorella fa la modella a Milano. Se la vedi ha un allure da nomade chic con quegli abiti gipsy e in fantasia. A volte inguardabili. Giuro.
Io mi sono laureata in economia e gestisco un sito di vendite di abbigliamento on line  per una nota marca di abbigliamento. Ma il mio stile è solo mio, e non c'è malattia che mi freni.
Io voglio abbattere certe distanze. Le culture, anche se lontanissime e varie, devono poter dialogare fra loro. Nella moda, come nella vita reale. Amo le collezioni che sono colore, eredità. Quelle che hanno narrativa, che comunicano attraverso il look. Il messaggio allora ti arriva. Basta indossarlo.
Ed è per questo che credo nell'importanza della cura di sè durante la malattia. E' importante creare "il filo del dialogo". Il tuo corpo parla attraverso l'abito che scegli e può essere un messaggio rivoluzionario di testa o di cuore, di genio o sregolatezza, lento o rapido. Come un cuscino potrà attutire i duri colpi di spazzola che la malattia ti darà, o avere un filtro, tra te e il mondo, affinchè nessuno sappia.
Allora, a seconda dell'umore, potrai scegliere un impalpabile e leggero tulle di una gonna longuette, o un'ecopelle trasgressiva, per urlare al mondo la tua grinta combattiva. Una seducente scollatura, o una casta magliettina. Avrai pensato a te, e questa è la cosa importante.


Elly Mayday la modella con il cancro che posa senza capelli





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